Testimonianza di una famiglia a Casa Rut

Testimonianza di una famiglia a Casa Rut

Angela e famiglia

Angela, saresti disponibile, dopo Natale fino al sette gennaio,

a trasferirti insieme a Bruno e i tuoi figli, qui a Casa Rut?……..

Furono queste le poche e semplici parole, che sister Rita, mi rivolse in un pomeriggio, uno come tanti passati all’insegna della tranquillità che regna sovrana a Casa Rut, e continuava: “ sai in quel periodo festeggiamo il centenario di fondazione della nostra Famiglia religiosa, e per noi sarebbe bello vivere quel momento. Pensaci, parlane con Bruno e i tuoi figli e poi ne riparliamo” .

Stupore, meraviglia, felicità, e forse anche un pizzico di timore, queste le immediate sensazioni che sentii dentro di me, a tale proposta sconvolgente e inaspettata. Ancora incredula, credo che un fatto analogo non si sia mai verificato nella comunità Rut, la prima persona a cui comunicai la notizia fu Bruno, mio marito. Senza avere alcun dubbio, la sua risposta fu positiva. Espresse solo qualche riserva sui ragazzi. All’ora del pranzo dissi: “ ragazzi ci è stata fatto questo ‘invito’ da Suor Rita, voi cosa ne pensate?” Anna Lisa,15 anni, si dimostrò subito entusiasta ed esclamò: “che bello sarà condividere quei giorni con le ragazze ” – a Casa Rut vivono tante ragazze migranti, alcune anche con figli piccoli -. Mario il figlio maggiore di18 anni rimase un po’ perplesso ed esordì chiedendo: “mamma non ho capito bene, ma dobbiamo trasferirci a Casa Rut? Ma stai scherzando? Sai, io ho vergogna, ci sono tante ragazze… e poi quei giorni li abbiamo sempre trascorsi a casa dai nonni ! come facciamo? Ma, dopo aver parlato insieme, emerse il vero motivo che rendeva un po’ perplesso Mario: non gli sembrava ‘normale’ che in quel ‘particolare periodo’ l’intera famiglia si trasferisse in una comunità di accoglienza. Dopo un sereno dialogo in famiglia, anche Mario si rese disponibile.

Nel comunicare l’originale proposta ad amici e conoscenti, che ci chiedevano cosa avremo fatto nelle feste natalizie e nel Capodanno, ne abbiamo sentite di belle!!!: “ ma perché lo fate? certo vi assumete delle grandi responsabilità! e i vostri figli cosa dicono? andranno a stare dai nonni scommetto ? certo che per lasciarvi la gestione della casa e l’accompagnamento della ragazze in accoglienza vuol dire che le suore hanno veramente fiducia in voi! e il capodanno dove lo passerete ? io non avrei mai accettato, anche per i miei parenti! lo farei anche io ma” …

Quante domande, quanti dubbi, quante perplessità e pregiudizi! Ma per noi la decisione era già presa. Ed era corale la nostra risposta a quei tanti interrogativi: sentivamo che era importante avere il coraggio di abbattere il muro dell’egoismo e dei pregiudizi che ci impediscono di incontrare l’”altro”, di guardarlo con occhi fraterni. Ci sentivamo chiamati a spezzare le catene di un ‘consumismo imposto’ e di lasciare le nostre sicurezze per essere liberi ed aperti al cambiamento, facendoci compagni di viaggio di sorelle e di fratelli diversi da noi per cultura, colore, religione, e vivere insieme la sfida della solidarietà.

Con tanta serenità, carichi di borsoni e con i restanti componenti della famiglia: Fatou, bambina senegalese di 3 anni – dono di Casa Rut – in affido per sostenere la madre nel suo percorso di inserimento lavorativo a Pesaro e Grazia, di 7 mesi, ultima figlia arrivata come una ‘gradita sorpresa’, ci siamo trasferiti a Casa Rut. Eravamo consapevoli che tale scelta sarebbe stata, per tutti noi, la vera festa del Natale.

Ad attenderci sr. Rita e sr Silvana, solita cordiale e amorevole accoglienza e poi le ultime raccomandazioni: caldaia, detergenti, cibo, bevande ecc… e così, il 26 dicembre, ore 10 e 30, inizia la nostra “avventura”.

Giorni speciali: sorrisi, parole, telefonate, visite di tante ‘presenze amiche’, incontri, feste di condivisione, momenti di preghiera condivisa in lingue diverse e la cordialità di un dialogo aperto con le ragazze -”Grazie di essere qui con noi ” oppure ” che bello vedere una famiglia come la vostra! mi fa ricordare quando ero nel mio paese, anche noi figli discutevamo con i nostri genitori, così come fate voi “. E c’era anche chi, tra le ragazze, lamentava dolori alla testa, alla pancia, ecc … ma era solo un pretesto per ricevere delle coccole – piccoli gesti di attenzione. In quella Casa speciale, dai tanti volti e dai tanti colori, abbiamo iniziato il nuovo anno. Una preghiera silenziosa saliva con forza dal nostro cuore: “Grazie Signore! Tu ci fai capire che non importa quanto facciamo, importa quanto amore vi poniamo”.

Grazie Sisters tutte, con il vostro invito-provocazione ci avete donato l’opportunità di vivere il Vangelo nella quotidianità e di fare un’esperienza di ‘famiglia allargata’ consapevoli che essere famiglia non è solo ‘questione di sangue’ ma diventa tale quando, ispirata al Suo amore, si fa accoglienza e condivisione.

Angela,Bruno e… il resto della truppa