Una gioia e un impegno da condividere !

“Quando sono arrivata in Italia, nel marzo del 2013, non sapevo una parola di italiano. Questo mi faceva sentire non solo straniera, ma estranea, esclusa, messa ai margini. Ero senza voce. E’ una condizione penosa di esclusione, ma anche di auto-esclusione. Molte ragazze nigeriane sono in Italia da diversi anni e parlano a malapena l’italiano. Così sono costrette a dipendere sempre da qualcun altro o finiscono con il rinchiudersi nei “ghetti” nigeriani dove si parlano le lingue locali, si mangia cibo africano, ci si cura con le medicine tradizionali, si guardano i video di Nollywood… Da un lato questi circoli chiusi sembrano protettivi, ma dall’altro non fanno che perpetuare la condizione di isolamento, dipendenza, schiavitù e sfruttamento di queste ragazze.
Per questo fin dall’inizio e con l’aiuto delle suore e dei volontari di Casa Rut, ho pensato che la prima cosa a fare fosse imparare la lingua. E impararla bene. Per parlare con le persone, per capire e farsi capire, per condividere e per conoscersi per quello che si è.
Così mi sono iscritta alla scuola serale…
Intanto, la mattina facevo uno stage alla Cooperativa Newhope, un laboratorio di sartoria legato a Casa Rut, dove si realizza una vasta gamma di prodotti con stoffe africane. C’è molta cura nel lavoro che si fa in cooperativa e grande creatività. Nel lavoro fatto bene noi ritroviamo anche la nostra dignità di persone e di lavoratrici e un senso di fierezza. La gente viene, acquista e fa sempre molti complimenti per la qualità dei prodotti: E questo mi faceva sentire molto fiera di me. Noi ragazze sentiamo che possiamo fare qualcosa di valore che le altre persone sono in grado di apprezzare. E’ qualcosa che nutre veramente la nostra autostima e la nostra speranza”.
Dal libro “Il coraggio della libertà” di Blessing Okoedion e Anna Pozzi, Edizioni Paoline
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