MESE DI MAGGIO: DEDICATO A TE O MARIA

MESE DI MAGGIO: DEDICATO A TE O MARIA

In questo mese di maggio usiamo parole antiche che dante ha dedicato a maria per pregarla.

Ci uniamo a Papa Francesco che stasera si rivolgerà a Maria per pregare incessantemente per la fine della Pandemia.

UNIAMOCI a questa preghiera e supplica.

(Paradiso, XXXIII, 1-39) Il canto XXXIII del Paradiso è l’ultimo canto dell’intero poema: ci troviamo nell’Empireo, la sede dei beati, e siamo alla mezzanotte del 15 aprile del 1300.

Il canto si apre con la preghiera alla Vergine (vv. 1-39) che San Bernardo innalza a Maria, intercedendo per Dante affinché possa assistere alla mirabile visione di Dio.

«Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio,

tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore.

Qui se’ a noi meridiana face
di caritate, e giuso, intra ‘ mortali,
se’ di speranza fontana vivace.

Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre
sua disianza vuol volar sanz’ali.

La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fiate
liberamente al dimandar precorre.

In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate.

Or questi, che da l’infima lacuna
de l’universo infin qui ha vedute
le vite spiritali ad una ad una,

supplica a te, per grazia, di virtute
tanto, che possa con li occhi levarsi
più alto verso l’ultima salute.

E io, che mai per mio veder non arsi
più ch’i’ fo per lo suo, tutti miei prieghi
ti porgo, e priego che non sieno scarsi,

perché tu ogne nube li disleghi
di sua mortalità co’ prieghi tuoi,
sì che ‘l sommo piacer li si dispieghi.

Ancor ti priego, regina, che puoi
ciò che tu vuoli, che conservi sani,
dopo tanto veder, li affetti suoi.

Vinca tua guardia i movimenti umani:
vedi Beatrice con quanti beati
per li miei prieghi ti chiudon le mani!»