Lo Uttaro e la paura che torna dal passato

Lo Uttaro e la paura che torna dal passato

uttaro (3)C’erano centinaia di persone ad assistere alla messa celebrata nella discarica, quella primavera del 2007. E gabbiani, che volavano nel cielo. Lo Uttaro era così piena di spazzatura che i gabbiani avevano lasciato il mare ed erano venuti a nutrirsi qui. La lettera spedita da Nogaro a cavallo della giornata dell’indignazione – a metà di questa settimana – assomiglia a quel volo di gabbiani. Viene da lontano, dal silenzio di un vescovo emerito che parla solo quando il dolore di questa terra sembra sopraffare tutto il resto. La nostra “madre terra”, la chiama così sin dal primo rigo.Il panettone, il mostro, non c’è più da anni, ma continua a non esserci pace per Lo Uttaro. I sacchetti neri e le lenzuola bianche appesi ai balconi, la manifestazione con la presenza dei cittadini e dei politici, la bonifica che si attende da tempo e la New Ecology che è già a lavoro, sembrano riportarci al cuore dell’emergenza rifiuti. Nel frattempo i danni per l’ambiente e le neoplasie sono vertiginosamente aumentate insieme alle inquietudini di chi si chiede incessantemente, insistentemente, quale futuro vogliamo per questo fazzoletto di terra stretto tra tre comuni ad alta densità abitativa.“Non si può continuare a sfregiare e a deturpare la nostra terra nei suoi equilibri primari”, ha scritto il Vescovo. All’impoverimento della natura, alle ferite del territorio si reagisce con le manifestazioni, le iniziative dei comitati civici, le prese di posizione della Chiesa, la voce di quanti esprimono il bisogno di ripensare la democrazia. I disequilibri del territorio sono lo specchio dei disequilibri tra gli uomini: i cittadini sentono il bisogno di decidere per il posto che hanno scelto di abitare, per le case che abitano con molti sacrifici, per le strade che attraversano.Le parole di Nogaro hanno bisogno di risposte. Parlino adesso i politici, gli uomini e le donne di scienza, quelli che si occupano di economia. Dicano con voce chiara che si tratta di facili allarmismi, se è così, dicano con parole semplici e vere cosa succede, cosa vogliono fare di e per Lo Uttaro.

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La nostra gente non può più sopportare la minaccia terroristica della devastazione della “madre terra”.L’inferno delle cave, l’inquinamento letale del terreno, dell’aria, delle acque, la sequenza dolorosa dei bombardamenti tossici della discarica “Lo Uttaro”, hanno prodotto il disastro ambientale, ma soprattutto lo spavento e la desolazione dei nostri cittadini.E’ inumano e perciò criminale l’insediamento nell’area “Lo Uttaro” dell’impianto di trattamento rifiuti urbani e speciali gestito dalla società “New Ecology”.

L’attuale modalità di crescita economica è la principale causa dei problemi ambientali, perché procura corruzione atmosferica, scarsità di materie prime, distruzione degli ecosistemi naturali.La produzione dei beni di consumo, il profitto a qualunque costo, stanno trasformando il nostro habitat umano in una plaga mortifera, dove si riversano tutte le scorie inquinanti e pericolose senza alcun rispetto per le popolazioni.Non si può continuare a sfregiare e a deturpare la nostra terra nei suoi equilibri primari. Non si possono dilapidare i nostri patrimoni artistici, abitativi e paesaggistici in nome di un progresso illusorio.Si dia finalmente valore e importanza alle persone e si coltivi la loro speranza di un futuro migliore.Papa Giovanni XXIII, nella “Pacem in terris” diceva: E’ giunta l’ora di spendere tutte le nostre energie per la costruzione delle humanitas. E’ questo il bene fondato sulla verità, edificato sulla giustizia, vivificato dalla carità, vissuto nella libertà .E’ ora perciò di dire “basta!” agli abusi di carattere sociale e d economico e quindi morale.

+ Raffaele Nogaro

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