Comunicato stampa: Sr Rita indignata per il gesto del parroco

Nel giorno di Natale, il parroco di San Terenzo, nel comune di Lerici, ha affisso le sue tesi (ispirate a quelle di Pontifex) sulla bacheca della chiesa: “Stupri e violenza contro le donne?
Siete voi che provocate con abiti succinti e abbandonate i bimbi”.


Il femminicidio? è colpa delle donne. In buona sostanza, è questa la sintesi del manifesto affisso sul portone della chiesa di San Terenzo di Lerici (La Spezia) dal parroco don Piero Corsi. Più che una predica di Natale, il suo è stato un vero e proprio atto d’accusa contro il “gentil sesso”: «Le donne facciano autocritica: vanno in giro con abiti succinti, servono cibi freddi, abbandonano i bimbi e esasperano le tensioni. Gli uomini non sono impazziti, sono le donne che provocano».
Sul volantino che i fedeli hanno avuto modo di leggere nel giorno di Natale, alle donne che «provocano» non vengono fatti gli auguri di buone feste, ma il peggio per essersi allontanate dalla virtù e dalla famiglia

Ma la lettera di Don Corsi ha trovato sopratutto reazioni di forte disappunto. In particolare è il presidente di Telefono Rosa , Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, a chiedere l’intervento del Papa e del vescovo di La Spezia affinché «sia rimossa quella dannata lettera».
Non ci sta Suor Rita Giaretta di Casa Rut e anche i Padri Sacramentini fanno sentire la loro voce di dissenso!

Comunicato stampa – Caserta, 27 dicembre 2012

In veste di responsabile di “Casa Rut” – Centro di accoglienza per donne vittime di tratta, di abusi e di violenze, sento il bisogno di esprimere tutta la mia indignazione di fronte al gesto ‘inquietante’ e oserei dire ‘violento’ compiuto dal parroco di San Terenzo (La Spezia), don Piero Corsi, con l’affissione in Chiesa del volantino in cui è riportato un editoriale del sito Pontifex dal titolo “Le donne e il femminicidio, facciano sana autocritica. Quante volte provocano!”
Ancora si ricade in quella vecchia mentalità, che purtroppo a troppi maschi ancora piace e soddisfa, che vede nella donna o la moglie sottomessa o la prostituta o ancor peggio la tentatrice.
Quanto siamo lontani, a livello culturale e comportamentale, dal riconoscere, rispettare e valorizzare appieno la dignità della donna, da parte del mondo maschile (compresi i sacerdoti).
Se si pensa a tutte le donne uccise in quest’anno per mano di mariti, compagni e fidanzati, c’è non solo da rabbrividire ma da riflettere seriamente.
Mi piace qui riportare quanto detto in una nostra ‘lettera aperta’ del 27 gennaio 2011 – che ha avuto risonanza nazionale, nella quale all’Erode di turno – incarnato dall’allora Primo Ministro e capo di Governo – come donne, come cittadine e come religiose, avevamo gridato il nostro “non ti è lecito”. Nella lettera dicevo: “Ma davanti a questo spettacolo una domanda mi rode dentro: dove sono gli uomini, dove sono i maschi? Poche sono le loro voci, anche dei credenti, che si alzano chiare e forti. Nei loro silenzi c’è ancora troppa omertà, nascosta compiacenza e forse sottile invidia. Credo che dentro questo mondo maschile, dove le relazioni e i rapporti sono spesso esercitati nel segno del potere, c’è un grande bisogno di liberazione”.
Parole, queste, che sento oggi con forza di rinnovare e di rivolgere non solo a don Piero Corsi, ma a tutto il mondo maschile, e soprattutto alla mia Chiesa, che purtroppo dal punto di vista istituzionale è ancora fortemente maschilista. Di fronte a questa realtà ecclesiale molte altre domande mi rodono dentro: che genere di formazione hanno avuto e soprattutto hanno oggi i sacerdoti? Vengono educati, formati e sostenuti a vivere relazioni positive, autentiche e libere con il genere femminile? O ancora oggi i seminari sono prevalentemente luoghi chiusi, riservati ai soli maschi – docenti e animatori – mentre le figure femminili presenti sono unicamente di contorno, con servizi generici: cucina, lavanderia, pulizie?
Quale idea di donna può elaborare e coltivare un futuro sacerdote che è formato a vivere e a sentire il ruolo sacerdotale come un ‘privilegio sacro’ riservato unicamente al genere maschile?
Mi auguro che la mia chiesa, di cui mi sento parte viva, possa sempre più aprirsi alla luce di Cristo per vivere in novità di vita il Vangelo nel quale, come afferma S. Paolo nella lettera ai Galati “Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, perché tutti siete uno in Cristo”, che significa tutti uguali in dignità.
E allora, di fronte a questi inquietanti e profondi interrogativi, non basta far rimuovere un volantino, ma bisogna impegnarci tutti, a partire dalla Chiesa, nelle sue istituzioni, a rimuovere una mentalità che ancora discrimina e uccide la donna.
Anche oggi risuona il grande annuncio di vita e di speranza consegnato da Gesù alle donne: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato. Ed esse, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri” (Lc 24,5-6).

Sr. Rita Giaretta – Casa Rut

 

Comunicato dei Padri Sacramentini

Ci associamo alla forte reazione di indignazione e di protesta delle donne -in particolare delle donne di Lerici ferite più da vicino- e del mondo civile laico  non solo per il già deplorevole “coraggio” di affiggere l’incriminato volantino ma, cosa ancor più grave, per la esplicita concezione della donna ‘colpevole del male del mondo’ che credevamo superata ma che continua invece ancora ad emergere e addirittura ‘colpevole di causare quei crimini che contro di lei perpetra il maschio’.

Aspetto ancor più allarmante, se non criminale, è la triste constatazione che  questa concezione è  nella testa di coloro, come tra noi preti, chiamati ad un compito pastorale di formazione delle coscienze secondo lo sguardo e la prassi di Gesù nei confronti della donna contenuti nel  Vangelo e secondo quanto lo Spirito ha parlato nel  Concilio Vaticano II°. Riferimenti che, evidentemente, don Piero Corsi non ha o non accetta se gran parte del contenuto del volantino contiene, cosa che tutti possono verificare, il contrario del Vangelo, del Vaticano II° e il riferimento esplicito ai tradizionalisti di Lefebvre!

A questo punto però crediamo non bastino più le pur necessarie scuse da parte di don Piero e del suo Vescovo.  Da parte di tutta la chiesa c’è bisogno di una aperta e più urgente chiarificazione e decisione: ma il Vangelo è ancora il criterio di formazione delle coscienze di tutti compresi preti e vescovi?  Se appena ci interessa il Vangelo, dice Angelo Casati, non possiamo non riconoscere “come il Rabbì di Nazaret si lasciò condurre dalla donna dei cagnolini e da sua madre. Vedo e soffro la distanza. La distanza dal Vangelo. Soffro la sensazione che nella chiesa,al di là delle parole, la donna sia in qualche misura ancora sospettata, come la si ritenesse portatrice di qualcosa di imprevisto, di oscuro, come se la sua femminilità fosse abitata da una forza pericolosa. Non sarà che anche per questo che le donne vengono per lo più celebrate nella chiesa per la loro maternità, la donna madre, che non per la loro femminilità, la donna in quanto donna?” (A.Casati in: “La mia piccola voce per le donne”).

Da anni, come singoli e comunità, ci lasciamo “provocare” volentieri -senza per questo sentirci “indotti in tentazione”- dalle sorelle-compagne orsoline di Casa Rut! Anzi da loro che danno la vita per la dignità della donna violentata  dal nostro mondo maschilista, sentiamo necessario riprendere per la nostra riflessione e consegnare ancora di più oggi dopo questa vergognosa vicenda le dure parole che Sr.Rita, anima della comunità, scrisse nella sua lettera del 27.01.’11 “contro il potere in maniera sfacciata ed arrogante che riduce la donna a merce”: “Dove sono i maschi? Poche sono le voci, anche dei credenti, che si alzano chiare e forti. Nei loro silenzi c’è ancora troppa omertà, nascosta compiacenza e forse sottile invidia. Credo che dentro questo mondo maschile, dove le relazioni e i rapporti sono spesso esercitati nel segno del potere, c’è un grande bisogno di liberazione”.

Casa Zaccheo – Padri sacramentini

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