Le madri del Concilio
incontro con Adriana Valerio – Caserta c/o Tenda di Abramo
venerdì 1 marzo 2013
Crediamo che sia importante darci una opportunità bella di formazione per crescere insieme. E’ importante sentire il desiderio e l’urgenza di crescere insieme – alla luce del Vangelo – in un pensiero creativo e libero, amante del bene e del bello, e per questo fecondante di vita sempre nuova. Solo donne e uomini nuovi possono creare insieme ‘cieli e terra nuova’. Questo incontro è stato voluto nell’anno della fede e a cinquant’anni dal Concilio Vaticano II. Un incontro con la storica e teologa Adriana Valerio per confrontarci sui temi del libro ‘Madri del Concilio volti, storie e parole di donne, efficaci ieri e oggi’
Mercoledì 8 settembre 1964. Paolo VI annunziò ufficialmente la presenza di uditrici al Concilio Vaticano II e, il 25 dello stesso mese, entrò in aula la prima donna, la francese Marie-Louise Monnet.
Dal settembre 1964 all’agosto 1965 furono chiamate in tutto ventitré donne: dieci religiose e tredici laiche, scelte, perlopiù, secondo criteri di internazionalità e di rappresentanza.
Quando i giornalisti tedeshi incontrarono per la prima volta i partecipanti alla riunione preparatoria al Concilio Vaticano II, la giovane teologa Josefa Theresia Munch, per attirare l’attenzione della stampa sulla discriminazione della donna nella Chiesa, pose una provocatoria domanda retorica: “ Anche le donne sono state invitate al Concilio?” Il Vescovo ausiliare di Limburg Walter Kampe, direttore del centro stampa tedesco al Concilio, rispose con una battuta: “ No, ma è confortante! Al Concilio Vaticano III le donne saranno certamente presenti!”.
In attesa di quel momento, al quale forse non avrò la possibilità di assistere, dice Adriana Valerio, ho voluto scrivere questo libro “Madri del Concilio” per ricordare quelle donne che realmente furono presenti in un’assemblea ecclesiale che le avrebbe volute, come sempre, silenziose e invisibili: presenze simboliche.
Ma esse non furono né silenziose, né le loro furono presenze simboliche, anche se forse troppo presto dimenticate. Così come nell’aula del primo senato italiano del 1848 una tribuna era riservata a quelle signore che desideravano assistere alle sedute in veste di semplici spettatrici della vita pubblica, allo stesso modo la tribuna di sant’Andrea, riservata agli uditori e alle uditrici del Concilio, doveva rappresentare il luogo dell’osservazione discreta e dell’ascolto silenzioso di donne alle quali non era permesso di parlare in pubblico: “Le donne tacciano in assemblea” (1 Cor 14,34), ricorderanno sovente i padri conciliari.
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