Casa Rut : una casa itinerante
Ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia la Vita , noi lo annunziamo anche a voi, perché siate anche voi in comunione con noi ” ( 1 Gv 1,3).
Racconti di un Viaggio Missionario…26 – 30 luglio 2008 per visitare, incontrare e sostenere donne e bambini che hanno abitato Casa Rut… e animarci insieme a continue speranze…
Questo viaggio missionario si è realizzato a seguito di una telefonata-invito di una giovane ragazza albanese, la quale era approdata a Casa Rut all’età di 16 anni, e che ora annunciava il suo matrimonio. Tre donne a viverlo: Suor Rita, Assunta, amica della comunità Rut e volontaria presso la sede operativa della Cooperativa Sociale “neWhope” e Veronica, giovane donna nigeriana da due mesi a Casa Rut, ma in realtà tante le ‘presenze amiche’ a compierlo.
Partenza sabato mattina 26 luglio. Una macchina un po’ impolverata ma carica di beni essenziali (alimenti, vestiti per bambini, dei doni per gli sposi) che la rendono piena di vita e di speranze sempre nuove. Un percorso nell’autostrada assolata, poi la strada si snoda lungo i pendii dei monti e delle colline abruzzesi. Lo sguardo viene attratto da un’immensa distesa di prati e di valli che diffondono tutto intorno armonia. Estesi tappeti di girasoli che, con la loro aperta corona ai raggi di vita del sole, comunicano un intenso slancio di espansività. Il nostro viaggio comincia così, con questa partecipazione all’immensità del Creato, nel quale ci immergiamo vivamente. Arriviamo e sostiamo a Fabriano, prima tappa del nostro itinerario. Nel parco cittadino consumiamo il nostro pasto; ci viene incontro un grazioso vecchietto novantenne che gentilmente si presta a farci delle foto. Si racconta… e poi ci indica la strada per proseguire. Un incontro dal sapore semplice, fatto di piccoli gesti che riflettono grandi cose dell’animo umano. Arriviamo in una frazione di Fabriano, dove Alba ci attende per la celebrazione del suo matrimonio. E’ commovente l’abbraccio con Sr. Rita. L’abbraccio! E’ un potente mezzo di comunicazione: attraverso questo gesto comunichiamo alla persona che amiamo sentimenti che con le parole non sapremmo mai esprimere. Quanti abbracci estende Casa Rut per dare e ricevere ciò di cui abbiamo bisogno: amore, nutrimento, calore, vita. Il matrimonio viene celebrato in una bella sala del Municipio e poi la festa continua nel cortile della casa di famiglia. Tutti i momenti dell’evento sono permeati di commozione ed emozioni di gioia. In serata Liuda, una giovane moldava, anche lei residente nella zona di Ancona, sposata con un giovane italiano e con una bellissima bambina di un anno raggiunge sr. Rita e gli sposi. Quanta gioia nel cuore di tutti nel rivedere volti abitati da sorrisi aperti alla speranza. Gli incontri e gli scambi consentono un intreccio di storie ed esperienze che animano la vita. Quanti particolari ci catturano e ci toccano dentro suscitando stupore e meraviglia! Pernottiamo a casa dei nonni di Nico, lo sposo italiano di Alba, da alcuni anni rientrati in Italia dopo più di trent’anni di lavoro in Belgio. Alcuni dei loro figli erano da poco rientrati mentre altri continuano ancora a lavorare in Belgio. Forse anche per questo guardano la ‘loro Alba’ con tanta tenerezza quasi coprendola con un delicato manto di com-passione. Tutto era stato preparato con cura e nella semplicità per accoglierci. Sr. Rita era stata attesa e accolta come la ‘seconda mamma’ per Alba. I suoi genitori, dall’Albania, non erano potuti essere presenti perché i tempi per ottenere il visto si erano inspiegabilmente prolungati. A volte quante assurdità nelle leggi e quanta sofferenza causata dalle infinite lungaggini burocratiche!
Il mattino seguente, domenica 27 luglio, si parte per Fano (PS). Ci attendono e ci accolgono con ‘note natalizie’ un gruppo di amiche, bambini e sposi. Qui, oggi, è davvero Natale con le piccole Rosanna e Cristina a cui Sr. Rita regala dei doni e il clima si riempie di gioia. Ci raccogliamo tutti intorno alla tavola e gustiamo il pranzo africano nell’abbondanza e nella varietà delle pietanze. La diversità delle persone (Ghana, Senegal, Nigeria) e delle relazioni fanno sì che ogni tempo e ogni spazio della nostra storia siano inediti senza ispirarsi a nessun testo già scritto. Si parla di lavoro, del costo della vita, dell’attenzione nel fare le spese per poter arrivare alla fine del mese; si condivide l’assurdità di una legge che obbliga Benjamin, marito di Mary e padre di due bambine, a rientrare in Paese (Ghana) per poi ritornare in Italia una volta ottenuto il nulla osta per il ricongiungimento familiare (tempi due mesi ma anche più) con tutto quello che comporta di spese economiche ma anche di sofferenza; si comunicano progetti futuri, desideri e speranze. In tutti si sente pulsare la viva nostalgia per la propria terra, provvisoriamente ‘abbandonata’ per una fedeltà alla vita. Ogni parola detta, ogni gesto scambiato diventano un atto creativo, come la gratitudine che questi amici esprimono a Sr. Rita: con un secchio d’acqua e una spugna lavano e lucidano la nostra macchina, che ora sembra come nuova!
Partenza pomeridiana per Quinto Vicentino (VI). Arriviamo con la luce crepuscolare di un bel tramonto a casa di uno dei due fratelli di Sr. Rita. Viene aperto un cancello al suono del nostro clacson ed entriamo in un vialetto ai cui lati si estendono aiuole come tappeti verdi, dove si ergono piante di vario tipo e fiori. Un muretto nel fondo separa questa parte della casa dall’orto ben curato dove sono coltivati vari ortaggi. A sinistra un grazioso pollaio dove anche alcuni colombi fanno la loro dimora. Accanto, una casetta di mattoni per gli arnesi e una gabbia di pappagalli dai colori variopinti. Una casa bella, semplice, accogliente dove le cose parlano di cura, di rispetto, di ordine. Tutto ci parla dell’uomo, delle sue mani operose e dei valori che sottendono il suo agire. Incontriamo la famiglia di Sr. Rita. Le relazioni che scaturiscono da ogni vero incontro sono quella novità che ci consente di nascere e di sperimentarci continuamente come persone nuove, facendo emergere dal ‘tesoro profondo’ di ciascuno di noi “cose antiche e cose nuove”. A Quinto sembra di essere entrati nel giardino della propria infanzia. Si vivono quei segreti profondi riposti in ognuno di noi che non trovano parole per essere comunicati. Sono la fonte d’ispirazione delle nostre scelte esistenziali e autentiche. I ricordi più toccanti, e talvolta dolorosi, in realtà hanno a che vedere con le scelte più importanti della vita. Un grazie speciale a questa terra e a questa famiglia che, per le sue caratteristiche, consente a ciascuno di noi un contatto con le proprie radici.
Da Quinto partiamo il giorno dopo, 28 luglio, per Vicenza, dove saliamo ad ammirare il Santuario di Monte Berico. S. Rita ci comunica la tradizione di un pellegrinaggio periodico verso questo Santuario Mariano animato dai Servi di Maria e posto su un’altura che domina tutta la città di Vicenza. Sulla strada, tra i pini che svettano verso il cielo azzurro, si stagliano, in modo discreto, dimore di ospitalità e di accoglienza per i pellegrini. Qui le case anche più lussuose lasciano il primato al linguaggio della Natura. Visitiamo l’interno della basilica e ci immergiamo nel Mistero. Andiamo poi a visitare la Casa Generalizia delle Suore Orsoline di Vicenza e, dopo un cordiale e affettuoso scambio di saluti,ci spostiamo per il pranzo nella Casa Madre, a Breganze (VI).
Una mensa imbandita e un gruppo di suore che ci invitano a gustare la loro vitalità e allegria. Uno scambio di esperienze di vita, caratterizzato
dalla trasparenza dei sorrisi e dalla spontaneità.
Incontriamo Martina, una giovane di Vicenza che ha trascorso, come tirocinante, alcuni mesi a Casa Rut per preparare la sua tesi di laurea. Le suore ci conducono poi nella Cappella dove sono riposte le spoglie della loro Fondatrice, Madre Giovanna Meneghini. Lo sguardo volge e fissa la sua immagine. E’ impressionante come proprio una tomba possa parlare di una presenza e vivificarci dentro. E’ un momento di intimità e di preghiera.
Rientriamo a Quinto. Una cena di amicizia a cui partecipa anche don Fabrizio, il parroco di Quinto Vicentino anche lui ‘sceso a Sud’ con un gruppo di giovani nell’estate 2007 per incontrare e conoscere il servizio di Casa Rut. Nell’animo affiorano le parole che il bambino rivolge alla volpe nel libro di Saint-Exupery “Il piccolo Principe”, il cui senso più o meno è questo: perché conoscersi, diventare amici, entrare l’uno nella vita dell’altro anche per un breve istante di vita, se poi bisogna andar via e questo causa tristezza?
E la volpe, più o meno, risponde che le persone che conosci non saranno più uguali alle altre; le penserai, le porterai dentro; se le hai fatte diventare tue amiche, ora per te saranno uniche al mondo.
Il giorno successivo, 29 luglio, ripartiamo per Padova dove ci attendono altri amici ed amiche. Per questa visita ci raggiunge anche p. Giorgio, amico sacramentino di casa Zaccheo. Si condivide la gioia, ma anche quelle difficoltà legate al nostro sviluppo in avanti o ad un momento difficile che occorre affrontare. Il linguaggio di Sr. Rita è fortemente materno, teso ad attivare lo sforzo e il coraggio. Quando non ci sentiamo soli e ci sostiene un legame affettivo, la solidarietà di chi ci ama, un disagio e una sofferenza possono trasformarsi in una condizione di crescita e di cambiamento. Anche l’errore assume un significato propulsivo suscitando risorse, forze ed energie verso nuove mete. Messaggi di vita e di speranza che nutrono, sostengono e orientano tuttora coloro che hanno abitato Casa Rut. Una Casa itinerante, che certo non si identifica con le mura di un appartamento nella città di Caserta, ma con la Vita. Il suo luogo: la relazione; il suo tempo: il presente; il suo percorso: la vita quotidiana; la sua forza trasformante: l’Amore. Casa vuol dire “essere casa” e “fare casa” ovunque, con la propria presenza e l’identità del proprio nome: Rut.
Il nostro viaggio missionario ci riconduce dove siamo partiti; ma oggi non siamo più quelle di ieri.
Assunta Porfidia
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