Rinnovato il patto delle Catacombe

ok2Il 16 novembre, un folto gruppo di preti, religiosi e laici impegnati, napoletani e non, si sono ritrovati nelle catacombe di san Gennaro al Rione Sanità, per dare vita a un rinnovato “Patto delle Catacombe”, impegnandosi personalmente per una “Chiesa povera e dei poveri”.

Il 16 novembre del 1965, pochi giorni prima della chiusura del Concilio Vaticano II, una cinquantina di padri conciliari hanno celebrato un’Eucaristia nelle Catacombe di Domitilla a Roma. Era il gruppo dei vescovi della “Chiesa dei poveri” che alla fine del Concilio decisero di scendere nelle catacombe, simbolicamente “ai margini”, per firmare il “Patto delle Catacombe”. I firmatari si impegnavano personalmente a vivere da Chiesa “povera e dei poveri”, ed hanno poi vissuto questo impegno fino in fondo con scelte concrete.

Di quel gruppo di religiosi è sopravvissuto solo il vescovo Luigi Bettazzi (allora ausiliare del cardinale Giacomo Lercaro di Bologna), che sarà presente alle catacombe di san Gennaro. Sarà lui l’anello storico fra il primo “Patto delle Catacombe” e il nuovo Patto che impegnerà i firmatari, tra l’altro, ad “acquisire in o stile di vita sobrio in tutti gli ambiti della vita, nel cibo, nell’ abbigliamento, nei mezzi di trasporto e nella chiesa”.ok

E’ significativo che questo rinnovato Patto avvenga nelle catacombe di san Gennaro al Rione Sanità, uno dei quartieri più in difficoltà di questa “Napoli malamente”, che oggi soffre un impoverimento diffuso. Per questo “in solidarietà con i poveri”, i firmatari del patto si impegneranno, così come recita uno dei dodici punti del nuovo Patto a “rimettere in discussione il sistema economico-finanziario i cui effetti devastanti si toccano con mano in questo sud così martoriato e maltrattato”, in totale solidarietà con Papa Francesco che chiede “una Chiesa povera e per i poveri”.

Ecco il patto:

Prima di tutto, Signore, ti vogliamo chiedere perdono. Siamo consapevoli che, attraverso il nostro stile di vita, siamo causa di tanta sofferenza dei nostri fratelli e sorelle, nonché dell’oppressa e devastata terra.

Questo è il nostro impegno
Questa è la nostra preghiera, gli atteggiamenti, le abitudini e i modi di pensare che vogliamo cambiare o rinnovare, per rispettare quello che fu il volere dei padri della Chiesa dei Poveri e quello che è il desiderio di Papa Francesco.

Essere la voce degli esclusi
Ci impegniamo a fare l’opzione dei poveri, degli esclusi, degli “scarti” della società, a riconoscere in loro la “carne di Cristo”, Sacramento vivo della sua Presenza, “a prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause, ma anche ad essere loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli e ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro.”

Essere la casa dei poveri
Ci impegniamo, affinché la nostra azione pastorale porti i poveri a sentirsi a “casa loro” nelle nostre comunità, nonché ad essere al centro della nostra attenzione.

Condividere ciò che abbiamo
Ci impegniamo, davanti a Te, Unico Signore, in questa società che adora l’idolo del denaro, a non arricchirci e a condividere quello che abbiamo.

Scegliere la sobrietà
Ci impegniamo quindi, ad acquisire uno stile di vita sobrio in tutti gli ambiti della nostra vita, nell’abitazione, nel cibo, nell’abbigliamento, nei mezzi di trasporto e nelle nostre chiese: evitando l’usa e getta, privilegiando l’usato e il circuito corto e naturale, consumando libero da scorie, riciclando e recuperando i rifiuti.

Fare scelte etiche nella quotidianità
Ci impegniamo, ad utilizzare nella nostra quotidianità fornitori di servizi bancari che scelgono la finanza etica e alternativa, che combattono la speculazione, che non favoriscono il riciclaggio dei capitali nei paradisi fiscali, frutto di criminalità o di evasione e che non investono in attività, come l’industria delle armi, che causano sofferenza e morte.

Aprire la nostra comunità
Ci impegniamo a costruire comunità cristiane “in uscita”, aperte alla mondialità, all’inclusione, al dialogo ecumenico ed interreligioso, profondamente missionarie e profetiche.

Aprire le nostre case, le chiese, i conventi
Ci impegniamo, in questo momento storico, all’accoglienza dei fratelli e delle sorelle, che fuggono da situazioni di ingiustizia e di morte, perché fare spazio a loro è farlo a Cristo: mettendo a disposizione le nostre case, chiese e conventi.

Tornare ai valori e diritti fondamentali
Ci impegniamo, in solidarietà con i poveri, a rimettere in discussione il nostro Sistema economico-finanziario, ”nuova e spietata versione del feticismo del denaro”, i cui effetti devastanti tocchiamo con mano in questo Sud così martoriato e devastato: sostenendo in maniera nonviolenta, nella nostra azione pastorale, i movimenti popolari che si impegnano a favore dei diritti fondamentali dell’essere umano, “lavoro, casa, terra”, ma anche contro le enormi spese militari che producono sempre più guerre.

Rispettare la Terra
Ci impegniamo a “curare la nostra casa comune” accettando la sfida di Papa Francesco che, di fronte alla “grave crisi ecologica” causata dall’uomo e che sarà pagata dai poveri, ci chiama ad una conversione ecologica, basata su relazioni sane “con il mondo che ci circonda”.

Lottare contro ogni violenza
Ci impegniamo a lottare contro ogni forma di violenza, di sopraffazione e di cultura mafiosa che genera criminalità organizzata, corruzione, inquinamento ambientale e morte.

Far conoscere questo Patto
Ci impegniamo, ritornando nelle nostre realtà locali, a far conoscere questo Patto chiedendo ai nostri fratelli e sorelle di vigilare su questa nostra scelta aiutandoci con la preghiera e la comprensione.

Signore affidiamo questo nostro Patto nelle tue mani, certi che ci aiuterai a vivere queste scelte, consapevoli che, insieme, possiamo smuovere le montagne. “Aiutaci Dio, nostro Papà, ad essere fedeli”.

(tratto da www.catacombedinapoli.it)

 

Dalla stampa:
http://sociale.corriere.it/ecco-il-patto-delle-catacombe-per-i-poveri-contro-i-clan