ai rappresentati istituzioni politiche e della chiesa

Caserta, 23 novembre 2008

Oggi la festività di Cristo Re pronuncia per me e per tutti noi una Parola che ci inquieta, ci tormenta e ci chiama inesorabilmente in causa mettendoci tutti con le ‘spalle al muro’, smascherando le tante nascoste paure, le troppe assurde ipocrisie, le continue vergognose menzogne che reciprocamente ci affidiamo, illudendoci di fare la verità e di cercare il bene comune.
Oggi questa Parola, incarnata nel nostro contesto territoriale e negli eventi dolorosi che in esso si sono e si stanno verificando, fa salire in me una fiamma ardente di indignazione.
Con orientamenti e scelte politiche volutamente e accuratamente preparati, quali l’imminente approvazione in Parlamento, che sta avvenendo nel grande silenzio di troppi, tra cui la Chiesa, del cosiddetto “pacchetto sicurezza”, nel quale emerge il ‘nemico’: l’immigrato, lo straniero, il povero, il diverso da combattere, da controllare o meglio da eliminare, ci viene impedito di esercitare il nostro diritto di vivere semplicemente il Vangelo. Ci viene impedito di incarnare, con coscienza libera e matura, quella parola di vita che Dio ha affidato a tutti, in particolare ai suoi prediletti, i poveri: “Ero affamato e mi avete dato da mangiare, ero forestiero e mi avete accolto, ero malato…. Venite benedetti del Padre mio” (Mt 25, 31…).

Quello che è avvenuto nel nostro territorio, in particolare a Castel Volturno, la mattanza di cittadini italiani e stranieri per mano della camorra ci ha addolorate e scosse profondamente. Ma quello che ora sta avvenendo fa crescere in me un incontenibile sussulto di dolore e di indignazione. Si resta senza parole di fronte a proposte e ad azioni politiche messe conseguentemente in campo quali la richiesta indecente, fatta da alcuni esponenti politici della zona, di chiudere il Centro Fernades gestito dalla Caritas Diocesana di Capua e l’azione repressiva voluta e concordata, a dire del primo cittadino, con il Ministro dell’Interno che ha portato, dopo un blitz, all’alba, delle Forze dell’Ordine, allo sgombero e all’inagibilità dell’American Palace con la conseguente deportazione di un numero consistente di cittadini migranti. Non importa se c’erano donne e bambini, non importa se c’erano tanti poveri lavoratori a giornata, sottopagati e sfruttati, non importa se c’erano solo persone che hanno avuto l’unica sfortuna di nascere al di là del mare, in una terra ricca ma che non riesce ad essere madre per i suoi tanti figli perché impoverita e devastata da noi occidentali perchè abbiamo bisogno di conservare i nostri tanti privilegi.
Come cittadina e come religiosa tali azioni mi indignano e mi inquietano.
Ma noi possiamo ancora dirci cristiani? Quale progetto culturale sta abitando i nostri comportamenti, le nostre scelte e le nostre azioni? Quale futuro per il nostro Paese?

Non sono una idealista, ma nessuno mi può rubare il diritto di sognare. “I dream”… sogno che un giorno bianchi e neri, italiani e stranieri, ricchi e poveri imparino a sedersi attorno all’unica mensa, a guardarsi in volto e a condividere insieme il pane della vita.

 

Non sono ‘di parte’, ma nessuno mi può impedire di scegliere e di impegnarmi caparbiamente ogni giorno, insieme a tanti altri, di stare dalla parte delle scelte fatte da Cristo.
Non sono una che vive fuori dalla realtà, fuori dalla storia; so cosa significa ‘sporcarsi’ le mani per diventare ‘compagnia’ di tante persone, di tante donne, violate nella loro dignità e costruire con loro percorsi di liberazione e di vero riscatto; so cosa vuol dire abitare il territorio e sentire e accogliere il peso che sta diventando dramma per tanti anziani, per tante famiglie, per tanti giovani tutti resi più poveri e insicuri da questa crisi che sta attanagliando anche il nostro Paese. Il vero nemico da combattere non è l’immigrato ma un sistema perverso che ha ‘legalizzato’ le tante e dilaganti forme di ingiustizia, di pre-potenza, di corruzione e di egoismo nel nostro Paese che sta producendo, inesorabilmente, sempre più poveri, sempre più ‘Lazzari’ a mendicare. E dall’altro versante un accumulo sfacciato di ricchezza e di beni in mano a pochi, che sono sempre troppi.
Dentro questa logica pervasiva c’è il tradimento del Vangelo e della vita: “sono venuto perché tutti abbiano vita e questa in abbondanza” (Gv 10,10).
Allora, vi prego, lasciateci rivendicare il diritto di essere e di vivere da cittadine/i oneste/i, lasciateci rivendicare il solo diritto di vivere semplicemente il Vangelo della vita e della speranza.

Il tempo di Avvento che ci viene incontro, grazie all’impegno di tutti, sia per tutti noi un tempo di sincera apertura e di vero cambiamento.

Con viva speranza, un cordiale saluto.

 

Suor Rita Giaretta e sorelle Comunità Rut
insieme ai tanti volontari ‘sognatori

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